PIR si, PIR no, chi ha ragione?
Partiamo dall’inizio: il
decreto 232 del 11/12/2016 (legge di Bilancio), con l’obiettivo di rilanciare
l’economia del paese introduce in Italia un "cassetto fiscale": un
nuovo strumento che permetta il finanziamento delle piccole e medie imprese in
cui, per la prima volta, i risparmiatori non pagheranno la tassazione del 26%
sui rendimenti e le imposte di successione.
Vediamo ora i pro e i contro:
PRO:
- Ovviamente il fatto che i guadagni realizzati oltre il quinto anno non sono tassati, come anche non ci siano tasse di successione.
- Può essere uno strumento gestito (improbabile poterselo gestire da soli), quindi il suo grado di sicurezza e la possibilità per il gestore di controllare il rischio sono certamente più elevati di un’obbligazione singola, magari bancaria.
- E’ più diversificato di un singolo titolo o di pochi titoli. Se però consideriamo che i risparmiatori normalmente diversificano tra 2-3 emittenti è già un passo avanti.
- È impossibile azzerare l’investimento se si investe in un fondo (a meno che non falliscano tutte le aziende in esso contenute), mentre è possibile perdere completamente il capitale solo se si investe in un titolo (di stato o di un’azienda) che fallisce. Argentina, Parmalat, Lehmann ecc. insegnano.
- Obbliga, e quindi educa, l’investitore a mantenere l’investimento per un periodo di 5 anni almeno, per poter godere delle agevolazioni, e questo è essenziale in un paese in cui tutti cercano il breve termine. Più si lascia l’investimento più i guadagni e i risparmi fiscali saranno importanti.
- E’ orientato alle aziende del nostro paese, specie quelle più piccole che hanno più difficoltà a finanziarsi.
- Sposta l’onere di finanziare l’economia dalle banche (piene di problemi) a investitori privati che hanno l’obiettivo di creare utili per il fondo e per i partecipanti, dove un gestore professionista sceglie i migliori titoli, diversifica e ne trae profitto, liquidando i titoli peggiori e premiando le aziende migliori (e non gli amici o i conoscenti come è accaduto alle banche che hanno finanziato chi non se lo meritava e per questo hanno avuto dei problemi, se non sono addirittura fallite).
CONTRO:
- Può essere sottoscritto un solo PIR per ogni cittadino (anche minore), per cui è importante scegliere lo strumento giusto.
- Ci sono limiti di importo di 30.000 € all'anno per un massimo di 150.000 € nella vita, che per qualcuno può essere un limite.
- Obbliga ad investire in Italia buona parte del denaro, per cui è poco diversificato dal punto di vista geografico, per cui va visto all'interno di un progetto di diversificazione efficiente.
- Investe per una parte (almeno il 21%) su aziende che possono essere molto volatili, per cui è importante l’esperienza del gestore su questa tipologia.
Personalmente credo che se si sceglie il prodotto adatto e lo si
inserisce all’interno di un progetto di investimento complessivamente
diversificato, una parte sui PIR è un’ottima opportunità.
Poiché queste agevolazioni
possono essere tolte in qualunque momento dal legislatore (come è capitato in passato con le polizze d'accumulo detraibili), è opportuno aderire al più presto, per acquisire il diritto di investire fino a 150.000 € esentasse, ma anche per godere dei rialzi che
il fiume di denaro che verrà investito in questi fondi (si parla di 18 miliardi
in 5 anni, ma qualcuno pensa possa essere anche il doppio).
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