Brexit … questo è il problema?


Essere o non essere, Brexit o non Brexit? Fino a qualche giorno fa, questo poteva essere un interrogativo, che ora si è definitivamente sciolto dopo il referendum in Inghilterra del 23 giugno 2016.

I cittadini britannici hanno finito per scegliere di lasciare la Comunità Europea e, indipendentemente da quanto questo comporti per il futuro politico ed economico dell'Unione, sicuramente vivremo un periodo di tensione sui mercati.

Non mi dilungo sul commentare l’andamento dei mercato perché di questi discorsi è pieno il web.
E’ indubbio che vi è stata una forte correzione dopo l’annuncio dei risultati definitivi, soprattutto nei paesi periferici della UE, ma è anche indubbio che bisogna adottare un approccio razionale per verificare se l’emotività dei mercati nel breve, è giustificata e preludio di un peggioramento strutturale e globale che possa portare ad un a una crisi  vera e propria o se è semplicemente la presa di beneficio di mercati che, sull’onda delle aspettative, erano già cresciuti molto nei giorni immediatamente precedenti al referendum.

Ebbene è vera l’ultima affermazione. I mercati tornati indietro di qualche settimana pian piano si riallineeranno al trend storico di crescita, come sempre è accaduto. 

Uno sternuto, non una malattia!

Questo sarà accelerato se, mentre procedono le trattive per l’uscita del Regno Unito, l’UE riuscirà a superare la debolezza dell’unione politica e monetaria che si è dimostrata un problema negli ultimi anni e se riuscirà finalmente a liberare la burocrazia e gli intralci al mercato ed alla produttività che ha imposto e per cui è criticata.

Sarà certamente importante per la più o meno veloce ripresa dell’economia l’atteggiamento dei banchieri centrali e, poiché per almeno due anni nulla cambierà nella sostanza, può essere che alla fine questo aiuterà l’UE a trovare un nuovo e migliorato rapporto con i suoi cittadini. Specie quelli dell’area Euro.

Analizzando velocemente le preoccupazioni che escono sui giornali possiamo affermare che: 

1. Cameron si dimetterà solo dopo che ci sarà il suo successore, per cui non ci sarà un’interruzione della politica inglese o una sospensione del governo.

2. Per due anni e più non accadrà nulla perché dovranno essere rivisti gli accordi ed i trattati nei suoi confronti. Lancio una provocazione: poiché il referendum era consultivo, se la politica rinnovata dell’Unione Europea dovesse risolvere le criticità che hanno portato la vittoria del “leave”, il Brexit potrebbe pure essere revocato, magari con un altro referendum.

3.   Il Regno Unito è un paese importatore e per la Germania è il primo mercato di esportazione che vale 100 Miliardi all’anno: sicuro lei, come gli altri partner, non rinunceranno solo per una dichiarazione fatta alla vigilia del voto. Per altro se nonostante siano fuori dall’Unione abbiamo rapporti con Svizzera e Norvegia, perché dovrebbe essere un problema il Regno Unito?

4.  Ben anche la situazione dovesse dare problemi alle economie della UE o del Regno Unito qualcun altro ne beneficerà e se si adotta un approccio di diversificazione non ci saranno problemi.

Oggi, come sempre è successo nel passato in momenti come questi, è necessario mantenere la calma e ricordarsi degli elementi fondamentali che portano il vero valore. Ricordarsi, soprattutto che non è utile sostituirsi ai gestori professionisti e operare modifiche nei propri investimenti, se ci si è premurati di scegliere un’Asset Allocation (ovvero il posizionamento diversificato sui mercati N.d.a.) adeguata alle proprie esigenze.

Se si è ben diversificati in tutto il Mondo, magari anche dal punto di vista valutario e su aziende con i fondamentali sani, la volatilità si è sempre rivelata, nel tempo, un'opportunità, per cui chi ha liquidità disponibile oggi può investire a prezzi convenienti. Chi invece non ha liquidità disponibile, godrà degli investimenti di chi approfitterà sicuramente di questo momento.

Sicuramente l’Europa attraverserà una fase di mobilità e cambiamento ma alla fine cercherà, e finirà per trovare, nuovi equilibri, sia in sé stessa che nei suoi mercati finanziari.

Colgo l’occasione per allegare un link per poter visionare un video contenente una dichiarazione molto interessante rilasciata oggi da Ennio Doris a Milano Finanza:


e un’intervista un po’ più approfondita per TGCom24:

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