Gli investimenti proposti dalle banche fanno bene ai loro bilanci e male al risparmio dei clienti

In un recente studio della Consob (l’organo italiano di controllo dei mercati finanziari), è emersa una situazione generale poco confortante: nelle operazioni di investimento, i risparmiatori agiscono con scarsa informazione, mentre le banche, che dovrebbero operare nell’interesse dei loro clienti, sono più propense ad occuparsi dei propri conti. Lo studio prende in esame oltre 12.000 obbligazioni bancarie emesse a favore di piccoli risparmiatori, confrontandole sia con quelle emesse a favore di investitori istituzionali, sia con titoli di stato, nel periodo compreso tra il 2006 e il 2009.
L’analisi effettuata dal punto di vista del rischio di mercato e del rischio emittente, ha evidenziato che i rendimenti ottenuti dagli investitori istituzionali sono decisamente superiori a quelli ottenuti dai risparmiatori privati. In pratica, l’investitore istituzionale ottiene un rendimento più alto dell’1% rispetto al piccolo risparmiatore.

Poiché la maggior parte della raccolta di denaro delle banche proviene dalle obbligazioni, e i bond bancari occupano una buona porzione degli investimenti cosiddetti “retail” (quelli richiesti e offerti ai singoli risparmiatori), le banche sono riuscite a ottenere buoni risultati per sé, a spese dei clienti poco informati, che non hanno prestato la dovuta attenzione al rapporto tra rischio e rendimento.
Addirittura, approfittando della scarsa cultura finanziaria dei loro clienti, le banche con rischio di fallimento più elevato offrono tassi più bassi delle banche più solide. In questo modo, gli investitori, spesso senza rendersene conto, comprano titoli più rischiosi, ottenendo un rendimento più basso rispetto ad altri offerti da banche più solide. L’esempio del dopo Lehman è abbastanza significativo: gli investitori istituzionali hanno visto i loro rendimenti aumentare dello 0.4%, mentre quelli offerti ai risparmiatori privati sono addirittura diminuiti.
Sembra che una delle cause di questa situazione generalizzata sia la difficoltà del risparmiatore retail di cogliere le differenze tra i diversi prodotti offerti allo sportello, e soprattutto la scarsa capacità di tenere nella giusta considerazione il rapporto tra rischio e rendimento.
Inoltre, percepisce come sicuri prodotti anche molto complessi e rischiosi, solo perché sono offerti dalla banca di cui è cliente, in cui, per abitudine, tradizione e pigrizia ripone piena fiducia, anche quando questa, in passato, ha dimostrato di essere inadeguata nella gestione dei suoi risparmi.
L’unico modo, quindi, per vedersi proposti degli investimenti adeguati alle esigenze del risparmiatore anziché ai bilanci delle banche, è quello di rivolgersi ad un consulente che abbia interesse diretto al rapporto continuativo e trasparente con il cliente e, da libero professionista, nessun motivo per assecondare richieste ed esigenze della banca con cui lavora.
Per coloro che desiderano approfondire l’argomento, ecco il link all’articolo de Il Sole 24 Ore.

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